venerdì 13 luglio 2012

Messina: Case di Riposo sì o Case di Riposo no?

Pubblicato su Messina7, il 6 luglio 2012



Uomini o donne, ricchi o poveri, belli o brutti, il tempo passa per tutti ed arriva un momento in cui il problema non è solo quello di una rughetta increspata sul viso o di un avambraccio eccessivamente mollacchio.
Arriva un momento in cui si inizia a divenire "non perfettamente autosufficienti", talvolta un 'peso' per l'intera famiglia o, semplicemente, arriva un momento in cui la solitudine inizia a divenire troppo pesante.
E allora eccola lì la soluzione a portata di mano, facile, comoda, elementare: la Casa di Riposo.

Partiamo da una constatazione di base: negli ultimi anni, le politiche e la sensibilizzazione sull'assistenza agli anziani è cresciuta a ritmi elevati. La vita media di ogni singolo individuo è aumentata così come, di conseguenza, il proliferare di Case di Riposo.

E' comunque necessario fare un po' di chiarezza per non incorrere in errori grossolani e far di tutta l'erba un fascio.

Innanzitutto, le Strutture Residenziali non sono tutte uguali. Esistono, difatti, tre tipologie ben differenti tra loro: Residence Assistenzale (è un presidio residenziale destinato ad anziani non autosufficienti, che beneficiano di prestazioni assistenziali, alberghiere e ricreative - come le Case di Riposo), Residence Socio-Sanitario (è un presidio medico destinato ad anziani non autosufficienti, dotato di personale medico e infermieristico specializzato), Residence Sanitario Assistenziale - RSA (destinata ad anziani non autosufficienti o disabili, che necessitano di un supporto assistenziale specifico e di prestazioni mediche, infermieristiche e riabilitative. Il tutto contorniato dall'assistenza alberghiera).

In generale, le RSA si differenziano dalle Case di Riposo in quanto queste ultime sono destinate agli anziani parzialmente autosufficienti (che, per l'appunto, si rivolgono a tali strutture più per fattori come compagnia o attività ricreativa che per cure mediche specifiche).
Esiste poi una differenza tra le strutture private (con utenti paganti) e le strutture convenzionate con le amministrazioni (in cui  i costi di assistenza sono in parte sostenuti dal Sistema Sanitario Nazionale ed in parte dagli stessi Comuni).

Negli ultimi anni, a seguito di varie indagini, controlli Nas, inchieste giornalistiche e sopralluoghi delle forze dell’ordine, è saltato fuori che la maggior parte delle strutture in questione fosse carente anche delle minime condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza.

Cercare di dare un freno a questo 'sciacallaggio' fu la parola d'ordine.

Ecco cosa accadde in Sicilia e, nello specifico, a Messina.

Nel 2003 l'assessore Regionale Antonio D'Aquino emanò una circolare in cui si evidenziavano bene i problemi relativi alle strutture presenti nel territorio regionale: probabili violazioni, dubbi sulla qualità del servizio reso, non presenza dei requisiti minimi.
E così, anche per adeguarsi alla normativa nazionale del 1999, D'Aquino individuò gli standards igienico-sanitari, organizzativi e funzionali, a cui ogni struttura avrebbe dovuto adeguarsi per ricevere (o mantenere) l'autorizzazione.

Giusto per citarne qualcuno: le Case di Riposo devono essere ben collegate col centro cittadino, devono possedere camere da letto confortevoli con non più di quattro letti ciascuna, i servizi igienici devono essere attrezzati, è obbligatoria la presenza di un infermiere professionale con reperibilità nell'arco delle 24 ore, di un assistente sociale (o psicologo, o educatore professionale), di un animatore...e via dicendo.

Il Comune di Messina, nello specifico, decise di adottare questa circolare ed applicarla.
Insomma, il dictat era questo: o le strutture si adeguano agli standards oppure l'amministrazione comunale provvede alla cancellazione dall'albo ed alla revoca dell'autorizzazione (quando si parla di "strutture" si fa riferimento a tutte le tipologie, comprese quelle private e profit).

La reazione delle Case di Riposo private messinesi fu immediata, ma non in termini di adeguamento ai requisiti, bensì giudiziali.
Venne difatti presentato un ricorso al Tar contro il Comune che aveva deciso di adottare quella circolare.

Iniziava la diatriba giudiziaria: da un lato il Comune pronto a chiudere quei residence al di sotto degli standards e dall'altro i direttori delle Case private pronti a lottare con tutte le forze per non vedersi togliere le loro prerogative.

Un iter burocratico durato ben 7 anni e conclusosi, soltanto di recente, con il rigetto del ricorso e la vittoria dell'amministrazione comunale.

22 Case di Riposo private messinesi oggi rischiano di chiudere o, come alcune, sono già state chiuse.

"Io da qui non me ne vado. Il Comune ha fatto chiudere tutto e l'ha fatto nel modo peggiore. Hanno voluto adottare per forza la circolare del 2003, ma perchè?", si domanda Franco Alessi, titolare della Casa Anni d'Oro. "Loro non considerano che per adeguarci agli standards strutturali non ci sono i fondi. Noi non siamo come le RSA che ricevono dalla Regione, per ogni anziano, un tot di euro più la diaria. Noi viviamo con quello che possiamo, le rette più alte arrivano ai 1000 euro. Da dove dovremmo prendere i soldi per pagare tutto?".

"Hanno parlato di situazione igienico-sanitaria carente, ma sono solo bugie", ha invece dichiarato Dora Gusmano, direttrice della Casa di Riposo Mimì.

"L'ultimo verbale dichiara espressamente che le condizioni igienico-sanitarie della mia Casa sono soddisfacenti, e non negative come invece dichiara falsamente il Comune. Noi ci batteremo sino in fondo per tutelare la dignità nostra e dei nostri anziani con i quali si è instaurato un rapporto quasi familiare. Lo vede benissimo pure lei: qui è tutto pulito, in ordine e i nostri ospiti sono veramente contenti". Ed in effetti gli occhi non possono che confermare tutto ciò.

"E poi nessuno considera il lato umano. Noi svolgiamo questo mestiere da generazioni - continua Alessi - e da più di 25 anni abbiamo cura dei nostri anziani. Io, la mia famiglia, le persone che stanno qui, i loro parenti, ma che fine faremo tutti se chiudiamo? Faranno un atto di forza per mandarci via? Vedremo allora. Io da qui non intendo andarmene e con  me tutti i “miei” anziani".

“E’ una battaglia per la sopravvivenza delle nostre strutture – ci dice Maria Del Popolo titolare del Pensionato San Martino – e per la salvaguardia dei tanti posti di lavoro che derivano dalla nostra esistenza. Senza essere ipocriti, non possiamo sottacere che la nostra è un’attività economica. Ma i risvolti sociali e umanitari sono sotto gli occhi di tutti. Certi adeguamenti prescritti dalla famigerata circolare non sono economicamente sostenibili ma, sia chiaro, non comporterebbero alcun miglioramento della qualità della vita dei nostri ospiti”.

Ed il Comune come risponde? A suon di legge, ribadendo che vi sono degli standards a cui bisogna attenersi per il mantenimento dell'autorizzazione e, se questi requisiti minimi non sussistono, allora è necessario procedere alla chiusura. D'altro canto anche il Tar ha rigettato il ricorso e, soprattutto, si tiene a precisare che vi sono stati lunghi anni durante i quali si sarebbe potuto procedere all'adeguamento.

È quindi in corso un autentico muro contro muro. Da una parte chi difende la propria impresa, il proprio lavoro e quello dei dipendenti, i sentimenti degli anziani che, giustamente, non vogliono abbandonare i siti in cui hanno trascorso anni sereni e felici. Dall’altra parte le istituzioni, segnatamente il Comune, che deve far rispettare la legalità.

Una possibile soluzione potrebbe venire dall’assessorato regionale. Con una modifica della circolare. Perché fino a quando si tratta di statuizioni che premiano la qualità della vita degli anziani, come gli standards igienico-sanitari, possiamo essere tutti d’accordo. Ma se ci troviamo di fronte ad adempimenti meramente burocratici, che servono soltanto ad appesantire la gestione economica di queste importanti strutture, allora ricadiamo nella piaga per la quale la carta bollata assume un valore preminente rispetto a ciò per la quale è richiesta,

Vinti o vincitori, trionfatori o sconfitti, l'augurio è che gli unici a perdere non siano gli anziani.

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