Spesso accade che dinnanzi a parole come
"Dislessia", "Disturbi Specifici dell'Apprendimento",
"Neuropsicologia", la comune reazione sia quella di storcere il naso,
immaginare malattie esotico-contagiose e sentirsi fortemente a disagio.
"Ha difficoltà nel capire, fa fatica a stare al passo
degli altri ragazzi, purtroppo dovrà ripetere l'anno", sono solitamente le
frasi utilizzate da alcuni insegnanti che, disconoscendo Dislessia e dintorni,
tendono a classificare questi DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento) come
"ritardi" ingiustificati e talvolta, addirittura, come "poca
volontà nello studio".
Ecco perchè "conoscere per conoscersi" è, senza
dubbio, il modo migliore per approcciarsi a questi mondi all'apparenza lontani
ma che, in realtà, fanno pienamente parte del nostro quotidiano.
Da anni, dislessici adulti guidati da Katia Interdonato,
insieme al dottor Gianluca Lo Presti del Servizio di Neuropsicologia e
Psicopatologia dell'Apprendimento, si battono per questo. Ed il loro recente
Convegno "Dislessia è arte", organizzato al Palacultura Antonello con
l'associazione "Harahel", ha avuto esattamente questo obiettivo.
Innanzitutto informare, addetti ai lavori e non, su cosa sia realmente la
dislessia.
E quale miglior modo di comprendere se non mettendosi nei
panni dell'altro?
"Il mio intervento è stato sperimentale - ha dichiarato
Lo Presti - ho voluto far capire ai presenti cosa provano concretamente i
soggetti dislessici. Attraverso brani con lettere invertite, simulando contesti
scolastici, inscenando la pressione che gli insegnanti esercitano sui bambini,
ho voluto dimostrare quanto dannosi possano essere alcuni comportamenti
esterni. Ma, ancor più, ho voluto che ognuno di loro diventasse, anche solo per
mezzora, un dislessico".
Numerose le testimonianze dei tanti genitori presenti. Forza
e determinazione, la loro, nel rievocare vicende passate e presenti, talvolta
spiacevoli.
"Per il mondo è difficile riconoscere, accettare e
trovare i modi migliori per compensare questo disturbo. Mio figlio ha rischiato
di non laurearsi in Fisica perchè i professori lo avevano ritenuto non idoneo,
sottolineando i numerosi errori di ortografia presenti nella sua tesi di
laurea. Non hanno voluto capire che, semplicemente, mio figlio è
dislessico", ha dichiarato la mamma di Luca durante il suo intervento.
"Erroneamente - ha poi sottolineato Lo Presti - si
tende a credere che dislessia voglia dire minore intelligenza. Tutt'altro. Voi
conoscete Ikea? Ingvar Kamprad, il fondatore, è semplicemente geniale, è tra
gli uomini più ricchi al mondo ed è dislessico".
Ma come si manifesta questo disturbo?
"Lento sviluppo del linguaggio, lettura quasi
sillabata, difficoltà nel fare i conti, difficoltà di concentrazione. Non
stiamo parlando di bambini negligenti o svogliati. Stiamo parlando di bambini
che hanno bisogno degli strumenti giusti, e necessari, per crescere insieme
agli altri e, soprattutto, per non sentirsi diversi".
Conoscere e sensibilizzare, dunque, come primo passo verso
la comprensione, nella certezza che ognuno, nel suo piccolo, ha i mezzi per
migliorare la qualità di vita degli altri.
Applausi e ringraziamenti, infine, hanno coronato il
pomeriggio dedicato all'arte della dislessia.
"Dottor Lo Presti, per lei, qual è stato il momento più
emozionante?" - "Senza dubbio, è stato leggere le parole di uno dei
genitori: grazie dottore, lei ci dà la forza di andare avanti".
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