lunedì 21 maggio 2012

A mia insaputa


Pubblicato su Messina 7, il 18 maggio 2012



Aumento del prezzo della benzina, aumento dei suicidi, aumento del costo della vita, aumento della crisi e, in sintonia col resto, aumento delle indennità per i politici siciliani. Si potrebbe essere più coerenti? No, di certo.


Insomma, devono aver pensato che, se raddoppia tutto, allora è giusto che raddoppino anche i soldi destinati ad amministratori e consiglieri della Provincia. E così, la mattina del 13 aprile 2012, dai vertici dirigenziali di Palazzo dei Leoni arriva la determina: maggiorazione del 10% delle indennità. Che, alla messinese, vuol dire aumento di circa 200mila euro per il Presidente della Provincia e relativi assessori/consiglieri.
Il fatto che, per un mese, tutti abbiano vissuto questo aumento “a loro insaputa” (ormai è l’espressione dell’anno) poco importa.
Ciò che preme, invece, è raccontare quel che sta accadendo per ora a Messina. Da quando, infatti, il Presidente Nanni Ricevuto ha dichiarato (dopo aver scoperto l’esistenza della determina regionale) di voler rifiutare tale incremento delle indennità, è caos.
Alcuni assessori della Giunta, cogliendo al volo questo accenno alla “buona politica”, hanno immediatamente condiviso la sua posizione ritenendo profondamente ingiusto ricevere aumenti in un periodo di così forte crisi generale. Citiamoli: Michele Bisignano, Mario D’Agostino, Giuseppe Di Bartolo, Renato Fichera, Giuseppe Martelli e Rosario Catalfamo. (“Ma Catalfamo chi? Quello che adesso andrà al ballottaggio per Barcellona contro la professoressa Collica?”. Domanda lecita, risposta affermativa).
Ed accanto a loro, aureola anche per alcuni consiglieri: Giuseppe Galluzzo, Massimiliano Branca e Giuseppe Calabrò.
Diversa (ma pur sempre vicina a quella santità che sembra aver preso piede nell’animo di tutti) la posizione di Roberto Cerreti. Per il capogruppo dell’Mpa, infatti, questo adeguamento all’aumento delle indennità è “obbligatorio e vincolante”, per cui la soluzione migliore sarebbe recepirlo regolarmente e poi devolverlo a qualche Onlus o, senza spingersi troppo oltre, all’Ente Autonomo Fiera di Messina.
Opposta, invece, l’idea che si sono fatti i Sindacati su questo sfoggio di buone intenzioni. Per Clara Crocè, Calogero Emanuele e Giuseppe Calapai (rispettivamente i segretari di Fp Cgil, Cisl e Uil) tutta la situazione è difatti “eticamente immorale a prescindere che il Presidente, insieme ad alcuni assessori, abbia deciso di volervi rinunciare”.
Ma insomma, santi o non santi? Aureole o non aureole? Mossa politica o bontà d’animo?
Su Facebook e Twitter è già un exploit di opinioni e commenti. Si passa dal “da un lato lasciano i soldi e dall’altro li riprendono” al “grande correttezza, dobbiamo ricrederci sui politici messinesi”, dal “si vede che siamo in aria di elezioni” al “siete sempre buoni a criticare, così, per partito preso. Vi piace essere bastian contrari a prescindere”.
In medio stat virtus solevano ricordare i latini. Per cui, un applauso, ma con moderazione. Un clap nell’attesa che la situazione si evolva. Dopotutto, se son rose fioriranno. Se son spine, invece, vada per l’attenuante: “Giuro di non aver mai applaudito, e se l’ho fatto è stato sicuramente a mia insaputa”.

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