Halloween è passato e, come promesso, questo numero sarà dedicato alla sua stravaganza Americana. Anche in Italia, bisogna ammetterlo, esso è divenuto una festa molto amata, in particolar modo per la sua tendenza al travestimento dal retrogusto horror e magico.
Un giro per le stradine messinesi durante la nottata del 31 ottobre chiarirebbe immediatamente l’idea: streghe, stregoni, mummie, morti-viventi. C’è davvero di tutto, anche se il campo semantico delle maschere è sempre e solo uno: il macabro.
Vi sorprenderà sapere che, in America, le cose non funzionano alla stessa maniera.
Volendo fare un’analogia, l’Halloween degli States assomiglia molto più al carnevale de’ noantri piuttosto che al Nightmare che solitamente si immagina per questa occasione.
Ci si traveste da tutto: Principesse, api, Supermario, poliziotti, fate turchine, diavoletti, mostriciattoli, dive…
La Notte delle Streghe, qui, non ha nulla a che vedere con le Streghe. Semmai con le zucche, immancabili ed onnipresenti.
Il simbolico ortaggio arancione, infatti, comincia a fare la sua comparsa numerose settimane prima rispetto alla data halloweeniana ufficiale. Lo si ritrova davvero ovunque, e non solo in termini di intagli e candele ma, udite udite, soprattutto in termini culinari: nel freddo mese di ottobre le pietanze a base di zucca diventano un vero e proprio must. Dai liquori al latte, dalle salse ai biscotti, dagli aromi alle zuppe, non esiste supermercato o ristorante che non proponga qualcosa al gusto di pampink . E’ una vera e propria invasione e, a dire il vero, non dispiace per niente.
L’aria arancione dell’ortaggio, sincronizzata con quella climatica delle foglie cadenti, costringe infatti ad un sentimento di festa che, in Italia, non sarebbe neanche minimamente immaginabile.
Basti solo pensare che dinnanzi ad ogni portone vi sono addobbi e facce sorridenti al cui interno vi si ritrovano candele e dolcetti, infiniti dolcetti.
Penserete allora: Che meraviglia per i bambini!
In effetti sì, potrebbe sembrare di vivere nel Paese dei Balocchi, ma con una piccola differenza: Halloween non è solo per gli infanti.
Dimentichiamo la credenza secondo cui a bussare porta dopo porta chiedendo Dolcetto o Scherzetto? siano solo gli under 12. Questa è una festa per tutti, grandi e piccini, nessuno escluso.
Si comincia la mattina e si prosegue per tutta la giornata:
- Toc toc? Trick or Threat?
- You’re welcome.
Si entra dentro gli appartamenti, le case sono addobbate per l’occasione, i dolcetti sono pronti e sistemati per essere distribuiti, gli scheletri son tutti ben posizionati per creare effetto e paura: vivere l’Halloween americano ti fa comprendere quanto sia banale la rivisitazione in chiave italiana.
Le feste poi, i cosiddetti party , sono un tripudio di colore ed allegria. Si ride, si scherza, si balla… Certo, fino all’1.00 di notte, non un minuto dopo.
E’ come se a Washington, a quella precisa ora, scattasse il coprifuoco: tutti a casa, tutto chiuso, tutto buio.
Strange people potreste pensare.
Un giorno, nel chiarire questa mia perplessità, un americano mi disse: “Ma noi lavoriamo tutte le mattine, non possiamo fare tardi la sera. Questa è la Capitale del Mondo!”.
Riflessioni a parte su “Cosa avrà voluto intendere? Che negli altri posti si gioca?”, concentriamoci sul risultato Halloweeniano.
Without any doubt (senza alcun dubbio): Washington 1 – Italia 0.
Totale fino ad oggi: Washington 6 – Italia 6
Assoluta parità, e palla ancora al centro.
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