Pubblicato su Messina 7, il 27.04.2012
Ne sanno una più del diavolo. E non solo perchè, nella fattispecie, tra escamotage ed arrampicate sugli specchi, riescono sempre a spuntarla egregiamente. Ma, in primis, perchè quando si tratta di regalare stangate, la prima città che si scorge sulla lista è Messina, a caratteri cubitali.
Presentiamo i protagonisti di questa nuova telenovela: da un lato, signori e signore, a voi il diavolo (interpretato perfettamente dalla Regione nella persona dell'Assessore alla Sanità Massimo Russo) e dall'altro, l'acqua Santa (ogni tanto la nostra città si concede il diritto di assumere questo ruolo), Messina.
Al centro della tragicommedia, il fatto: la fantomatica realizzazione (pace all'anima sua) del Polo Oncologico di Eccellenza presso l'ospedale Papardo.
Una brevissima cronostoria per gli ultimi arrivati.
Il tutto ebbe inizio quando, nel lontano 2000, in un protocollo d'intesa tra Governo centrale, Governo regionale, A.U.S.L. 5 e Azienda Papardo, si ipotizzava la realizzazione di un centro di riferimento oncologico per la Sicilia Orientale, con sedi operative presso l'Ospedale Papardo di Messina e l'Ospedale San Vincenzo di Taormina.
Due anni dopo, l'allora Ass. Regionale alla Sanità, Ettore Cittadini, ed il Ministro alla Salute, Girolamo Sirchia, sottoscrivevano un ulteriore verbale in cui sembrava che si stesse arrivando alla concreta realizzazione di quanto affermato negli anni precedenti. In particolare, tale verbale riferiva di tre strutture (dipartimento di Neuroscienze, Centro Neurolesi e struttura di riabilitazione per soggetti in stato vegetativo) da realizzarsi proprio presso il suddetto Ospedale Papardo. Dopo di che, calò il sipario.
Trascorsero così due anni di nulla di fatto (ma anche di detto), finchè la Fondazione "Saverio d'Aquino" venne incaricata di prendere in mano la situazione e, tra notizie e smentite, venne fuori che quel famigerato (ma ancora irrealizzato) Polo Oncologico di Eccellenza avrebbe dovuto avere 173 posti letto con ambulatori. Dove fosse finito il tutto, a nessuno era dato saperlo. Se si sarebbe mai realizzato? Era chiedere troppo.
Nel 2008, Giovanni Ardizzone, oggi deputato all'Ars dell'Udc, tentò l'ardita impresa presentando un'interrogazione parlamentare. Quanto meno per capire fino a che punto la città stava per essere presa letteralmente in giro.
La prima risposta arrivò l'anno successivo, in una legge regionale che salvava (almeno sulla carta) il Polo.
La seconda giunse invece nel 2010, stampata in bella vista sulla Gazzetta Ufficiale: nessuno parlava più di Polo Oncologico di Eccellenza.
La terza risposta, infine, la si apprese direttamente dal Piano Salute 2011-2013, a firma del Presidente Lombardo: non solo il Polo Oncologico non era minimamente considerato, ma persino i 173 posti letto erano evaporati d'un solo colpo.
Fine della storia, andate in pace? No, signori e signori.
In settimana, l'assessore Russo, splendido splendente, è giunto in città per inaugurare i reparti di Radioterapia e di Medicina Nucleare PET-TC. Dove? (Neanche a dirlo), all'Ospedale Papardo.
"Ma che senso ha avere Radioterapia se poi non ci sono posti letto da garantire ai malati oncologici?", ha lecitamente domandato il Sindaco Giuseppe Buzzanca.
"Russo dovrebbe rispondere di tutto questo di fronte all'autorità giudiziaria", hanno poi rincarato Nino Beninati, deputato Pdl all'Ars, ed Ardizzone.
Considerazioni autorevoli, le loro.
Io però, per dovere di cronaca, mi trovo costretta a riportare anche il pensiero della gente comune, quella gente che non siede in nessun posto d'onore, né in alcuna poltrona comunale, regionale o nazionale ma che, quando si tratta di esprimere sinteticamente i concetti, non bada a formalismi: "Ma chisti ni pigghianu continuamente pu .....?"
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