Pubblicato su Messina7 il 12 ottobre 2012
Vivo in America da più di un mese ormai, eppure non riesco ancora ad abituarmi ad alcune cose. In primo luogo, il fuso orario. Il cosiddetto jet-lag, ad essere onesti, è una vera fregatura. Il solo rendersene conto è una faccenda che impiega parecchi giorni prima di divenire del tutto una consapevolezza. Ma, a mio avviso, la cosa più difficile da accettare è quella di “vivere letteralmente nel passato”: 6 ore di fuso orario portano a vedere la vita in modo diverso.
L’8 ottobre è stato il giorno del compleanno di un ragazzo italiano che vive qui, in America. Com’era giusto che fosse, i suoi amici penisolani hanno cominciato ad esprimere i propri “Tanti Auguri” a partire dalla mezzanotte locale (Italia). Peccato che qui, ancora, fossero soltanto le ore 18 del giorno precedente (7 ottobre) e, razionalmente parlando, non era ancora il compleanno del ragazzo.
Un inghippo di non facile soluzione che ci costrinse a riflettere per lunghi intervalli di tempo. Fortunatamente, dopo varie considerazioni e ponderazioni, riuscimmo ad arrivare ad una conclusione: il Compleanno, quel giorno, sarebbe durato 30 ore.
Soluzione perfetta da cui derivò immediatamente un corollario: se mai i Maya dovessero avere ragione, in America la fine del mondo arriverà sempre e comunque 6 ore dopo (Elementare Watson).
Altra cosa di cui non riesco ancora a prendere coscienza: lo stile di vita alimentare, fisico e salutare degli autoctoni.
Che gli States siano la patria indiscussa di hotdog, cheeseburger, cibi pronti, patatine fritte, cupcake e robe ad alto tasso lipidico, è un fattore assodato da tempo.
Ma che, addirittura, sia quasi impossibile trovare cibo sano e genuino ha del fantascientifico spinto.
Partiamo dal presupposto che, a Washington, i supermercati sono perle rare. C’è da rimanere allibiti. Ve ne sono pochissimi, installati in punti critici della città e che poco (o nulla) hanno a che fare con i nostri.
In Italia, lo spot del Supermercato potrebbe tranquillamente essere: “Siamo sempre intorno a te. In ogni via, in ogni angolo, in ogni dove, basta alzare lo sguardo e ci troverai sempre pronti a soddisfare ogni tuo bisogno”.
Ebbene, in America potrebbe essere questo: “Chi l’ha visto?”.
Entriamo più nello specifico.
Tralasciando i prezzi esorbitanti di qualsivoglia alimento, la prima cosa da constatare è la predilezione assoluta per cibi cotti e precotti.
Come se i fornelli, nelle case americane, fossero esclusivamente un suppellettile costoso da arredamento.
Per contro (neanche a dirlo) i fornetti fast-cooking, per scaldare in tempi record, vanno alla grande.
La regola è facile, elementare e pratica: tutto ciò che richiede solo lo sforzo di essere inserito nel microonde, e per non più di 3 minuti, è vendibile ed acquistabile.
Tutto il resto, come si suol dire, è noia e seccatura.
D’altro canto i risultati, in termini estetici, si vedono anche ad occhio nudo: la tendenza naturale alle forme ampie e morbide è, gioco-forza, estremamente palese.
Certo, per chi ama fritti e fritture questa terra potrebbe divenire l’Eden perduto o, girando la medaglia, il male assoluto (tutta una questione di punti di vista).
Bisogna però sottolineare che, alla base di questo anomalo (per noi) stile di vita, ve ne è un altro in netto contrasto: l’attività fisica.
Non lo direste mai ma tra corsa, bicicletta, football, piscina e basket, lo sport a Washington è davvero di tendenza.
Uno degli aspetti più positivi riguarda i centri sportivi in sé. Funziona così: in ogni “quartiere” vi è una swimming pool a cui è possibile accedere gratuitamente (avete letto benissimo) soltanto mostrando il proprio contratto di affitto.
Ottimo meccanismo, soprattutto per tutti i salutisti che sbarcano nel Nuovo Continente con la speranza, talvolta remota, di non perdere la forma atletica e di vivere in armonia col proprio corpo (nonostante circondato da odori di olio, frittura e cioccolato).
Esiste poi l’elevata tendenza ad utilizzare la bike o lo sharing-bike per muoversi in città. Anche in questo caso si tratta di un aiuto notevole che viene dato ai più pigri per incentivarli al movimento divertente. Almeno durante il giorno, considerando che la sera, a partire dalle 19, la mandria di ‘falsi ginnici’ è già pronta ad invadere locali e localetti per l’immancabile dose quotidiana di dolci e patatine fritte. (Non sia mai che l’etto perso per un giro in bici abbia effetti positivi anche l’indomani!)
Ma bando all’ironia spicciola (anche perché si potrebbe continuare per pagine e pagine), è giunta l’ora di tirare le somme di questa nuova sfida “Cibo & Salute” appena conclusasi.
Argomento ampio, come avrete notato, per cui assegneremo obiettivamente diversi goal in corrispondenza ai vari elementi affrontati.
Cibo: Italia 1 – Washington 0.
Supermercati: Italia 2 – Washington 0.
Centri sportivi ed attività fisica: Italia 1 – Washington 2.
Totale della sfida “Cibo & Salute”:Italia 4 – Washington 2.
Totale parziale della partita fino ad oggi: Italia 5 – Washington 3.
E ancora palla al centro.
[To be continued...]
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