giovedì 27 dicembre 2012
Questo lo riciclo, ti piace l'idea?
Ogni anno la storia si ripete. Dopo ottobre, dopo novembre, ecco che giunge dicembre con il suo consueto colore natalizio, con le strade che si illuminano di luci e le vetrine che si riempiono di rosso e oro.
Atmosfere, ricorrenze, l’albero da allestire nel giorno dell’Immacolata o il presepe da posizionare sempre accanto, con una grotta e tanti pastorelli. Piccoli gesti che ci aiutano a scandire lo scorrere del tempo e a ricordarci che, sì, ogni 365 giorni si ‘può davvero essere più buoni’.
Eppure, da qualche anno a questa parte, la sensazione generale è che la festività del Natale si senta sempre meno.
Non esiste discussione, ultimamente, che non cominci con un “e chi se ne sta rendendo conto che è Natale? E’ un periodo come l’altro” e che non prosegui con un “non dirlo a me, quest’anno ho fatto l’albero solo per mio figlio di 3 anni. Voglio che almeno lui gioisca di questi giorni”.
E’ come se questa festa fosse divenuta un elemento indifferente. Ci sono striscioni, torroni, pandori, panettoni, stelle, eppure dentro il cuore degli italiani non batte nulla, se non la costante ansia di arrivare a fine mese.
Una volta ‘donare’ era un piacere, una corsa all’acquisto del regalo perfetto che diveniva sempre un misto di ansia, aspettativa ed allo stesso tempo euforia.
Si girava tra i negozi, si individuava quell’oggettino che ‘è perfetto per Angela, proprio nel suo stile’, si sceglieva la confezione, il fiocchetto, il biglietto, si comprava e poi si aspettava di vedere l’espressione di ‘Angela’. “Le piacerà? Non le piacerà?”.
Oggi, nel 2012, anche il solo parlare di questo sembra fantascienza, anacronismo.
Del regalo perfetto non interessa più a nessuno, e della corsa all’ultimo acquisto natalizio neanche. Nell’era dell’austerità e dell’Imu, le priorità sono altre.
“Ma quale regalo, non abbiamo soldi neanche per mangiare, figuriamoci se possiamo metterci a comprare stupidaggini qua e là”. Antonio ha 45 anni, lavora in una salumeria ed è padre di due figli. Sua moglie è in cassa integrazione.
Le sue parole, in risposta alle mie domande, sembrano avere l’approvazione degli altri, della piccola folla che si è riunita attorno a noi per commentare e far cenno con la testa. Tutti confermano di non aver soldi per i regali e che “la tredicesima se n’è andata per pagare l’Imu”. Alcuni mi domandano se sia giusto, se questa “sia davvero una vita da vivere”.
“Mia moglie ha cercato di aggirare il problema e si è specializzata nei fai-da-te. Ogni pomeriggio inventa qualcosa, una tazza, un addobbo particolare, un sapone fatto in casa, un dolce. Quest’anno dobbiamo accontentarci di quello che abbiamo. Anche per le cene, Capodanno o Vigilia, mi creda, non saranno fatti sprechi”.
C’è poi chi ha appena perso il lavoro e chi (moltissimi) naviga nel mare orrendo della disoccupazione.
Alessia , 34 anni, si sfoga: “Mi hanno già annunciato il licenziamento, posso mai pensare al Natale? Sì, mi dispiace non regalare nulla a nessuno ma al momento non riesco a concentrarmi su queste cose. E’ un periodo tremendo, al massimo riciclerò qualcosa”.
Ebbene sì perché, nonostante tutto, il presentarsi ‘a mani vuote’ è ancora difficile da accettare come consuetudine collettiva. Si ha sempre la sensazione di essere in difetto, come se non avere un pacchetto in mano potesse togliere dei punti alla nostra essenza umana.
Ed ecco che, in periodi di magra, la soluzione del riciclo inizia a presentarsi come un modo facile, comodo, immediato e (principalmente) gratis per far contenti gli altri, levar dal disagio e salvaguardare il borsellino.
“Certo che farò regali riciclati – Giulia, 30enne, si è appena unita alla discussione - Ho così tante cose che non ho mai, e sottolineo mai, usato. Questo Natale verranno tutte distribuite ad amici e parenti. Sarà come prendere due piccioni con una fava: loro saranno contenti e le mie finanze pure”.
Su internet è già un esplosione di blog e siti che consigliano il ‘miglior riciclo della vostra vita’ rigorosamente accompagnato da i ’10 modi per far sì che il tuo riciclo passi inosservato’.
Anche se purtroppo, nonostante accorgimenti vari ed eventuali, i suddetti pacchetti avranno sempre la dannata tendenza ad essere facilmente riconoscibili. E’ come se avessero scritto sopra, a caratteri cubitali: “Attenzione sono un regalo riciclato”.
Per cui, due consigli: tentare la strada del microcip (lo si posiziona all’interno dei regali e ne si segue attentamente ogni spostamento) col pericolo che, dopo aver percorso in lungo ed in largo tutta la città, il regalo-boomerang possa tornare al legittimo proprietario, oppure tentare la strada del ‘sacchetto vuoto + detto comune’.
Ci si presenta con un pacchetto rigorosamente vuoto (e, perché no, riciclato) e si attende la classica frase (arriverà, state certi che arriverà): “Ma c’era bisogno, bastava il pensiero!”.
Ecco, appunto.
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