sabato 15 dicembre 2012

Rubrica "Washington VS Italia": THE END.


Vi avevo lasciati in sospeso, tra una Washington che caricava i motori per lo sprint finale ed un'Italia che non aveva nessuna intenzione di cedere il passo. Entrambe le squadre proiettate verso la vittoria, entrambe con la certezza di portare a casa questa medaglia.
Ebbene,finalmente abbiamo un nome, l'unico. And the winner is....

- Carte di credito

Se in America non possiedi una carta di Credito, sei decisamente out.

E con ciò non voglio intendere che si tratti di una di quelle strane mode da seguire per dimostrare di essere benestanti. Il principio è un altro: pagare in contanti (anche si tratti di un dollaro) è noia, fatica, seccatura e perdita di tempo. Sia per chi sgancia che per chi raccoglie.

Per questo le credit/debit card sono utilizzatissime ovunque: compri, strisci la carta ed il gioco è fatto.

A parte che, volendo proprio essere pignoli, i soldi americani sono davvero poco pratici (soprattutto per un europeo abituato a distinguere i tagli a seconda delle dimensioni e dei colori): tutti rigorosamente identici, verdi, somiglianti a quelli che i bambini utilizzano nel Monopoli e confusionari da impazzire.

Basti pensare che l’unica cosa che differenzia 50 dollari da 1 o da 5 è semplicemente il numero bianco scritto sopra. Ergo, se non si presta un’infinita attenzione si rischia di regalare in giro pezzi da 100 nella convinzione che si tratti di 10. Probabilmente è capitato anche a me e non me ne sono mai accorta.

A questo punto sarebbe simpatico anche aprire una parentesi sugli spiccioli americani, i famosissimi cents, ma (costa caro ammetterlo) in 90 giorni, ahimè, non sono riuscita a comprenderne il meccanismo.

Per cui premiamo l’onestà e riveliamo che nelle poche occasioni in cui mi è capitato di dover necessariamente tirar fuori gli spicci, ho palesemente cercato di aggirare il problema utilizzando il metodo dell’anziano italiano medio: prendere tutte le monetine, metterle sul palmo della mano ed aspettare che la commessa di turno raccogliesse il giusto importo.

Insomma, è lì che ti rendi conto che la Carta di Credito è la soluzione finale ai tutti i tuoi problemi…. Forse.

Il retro della medaglia esiste e sono certa che lo conosciate tutti: non aprire il portafoglio, non estrarre i soldi materiali, non sentirli scivolare dalla tua mano a quella del ricevente, non guardarli per l’ultima volta prima che la cassa si chiuda, non sentire la lacrimuccia sul viso pronta a ricordarti che un'altra parte dello stipendio (o dei risparmi) se ne sta andando piano piano… tutto questo regala quella maledettissima sensazione di non spendere nulla e, a pensarci bene, fa paura.

Nessun punto da assegnare.

- Mance e tasse (Italia +1)

In Italia il concetto di ‘mancia’ è talmente obsoleto da risultare quasi inutile trattare l’argomento. Potreste indicarmi qualche uomo comune che, oggigiorno, è anche in grado di permettersi la magnanimità di una mancia? Non diciamo fesserie.

A Messina ho assistito a scene di panico dinnanzi alle casse dei supermercati solo perché la malcapitata commessa non possedeva il centesimo di resto (dannata tendenza psicologica a fissare tutti i prezzi rigorosamente con 0,99 finale) e il cliente pretendeva che, invece, quel centesimo doveva esserci. Insomma, guardiamoci dentro: noi volevamo davvero vincere la battaglia della mancia? Lasciamo perdere.

In America è tutto opposto. La mancia non è solo un atto di gratitudine per il servizio appena ricevuto, né un atto di pura gentilezza. Semplicemente essa è obbligatoria.

Proprio così: obbligatoria.

Fossi in voi non tenterei mai di uscire da un locale (pizzeria, bar, pub) senza lasciare almeno il 20% dell’importo totale come mancia. Non vi piacerebbe provare l’ebbrezza di essere fermati ed etichettati come “quelli che se ne stavano andando contravvenendo alle leggi americane…sicuramente italiani”. Sarebbe molto triste ed imbarazzante.

Per cui, prendete appunti. Se mai vi capitasse di cenare in un ristorante americano ricordate che: il menù fornisce i prezzi SENZA tasse (queste vengono sempre aggiunte alla fine e nello scontrino le trovate ben segnate in basso), il prezzo del bill NON comprende mai la mancia che, invece, deve essere calcolata da voi stessi e lasciata insieme alla cifra totale.

Ecco a voi un esempio pratico e matematico.

Supponiamo che la somma di tutto quello che avete consumato una sera a cena, secondo il menù, sia di 50 dollari (evidentemente avete scelto un locale molto cheap – economico). Alla fine, sullo scontrino, noterete una cifra pari a circa 60 dollari (compreso di tasse) a cui dovrete aggiungere, di vostra sponte (ironia e sarcasmo a iosa), almeno 12 dollari di mancia (si arrotonderà a 15, non vorrete mica sembrare i soliti italiani dal braccino corto?). Totale della serata: 75 dollari.

Preferivate forse mangiare a casa?


Questa volta siamo davvero alla fine.

Dopo tre mesi di scontri, incontri, goal subiti, goal segnati, autogoal e ‘arbitri cornuti’, è giunto il momento di dichiarare il meritevole vincitore.

Ho già preso il mano la magica calcolatrice così da non commettere errori di alcun genere. Prima della stesura di questa ultima parte della Rubrica, il totale parziale era questo: Washington 6 – Italia 6. Un pareggio inaspettato secondo molti, più che onesto secondo altri, in linea con i pronostici secondo altri ancora.

La verità, a mio avviso, è che tutto ciò che non si conosce, o che si conosce solo attraverso gli occhi della tv, appare sempre deforme, irreale e magicamente migliore di tutto quello che possediamo nella nostra banale quotidianità.

Viaggiare, vivere in posti diversi, conoscere altre culture, altri popoli, altri modi di esistere, non solo aiuta a comprendere che talvolta ‘tutto il mondo è davvero Paese’ ma, soprattutto, aiuta ad apprezzare quelle piccole cose che, essendo sempre nel nostro quotidiano, finiscono per passare inosservate o, peggio, finiscono per divenire insopportabili.

Vi dirò subito che nel frangente di questo ultimo sproloquio filosofeggiante ho calcolato tutti i punti del rush finale ed ora sono in grado di aggiornare il cartellone del risultato: Washington 9 – Italia 9.

L’ennesimo pareggio.

In verità in quest’analisi manca uno degli aspetti essenziali che caratterizzano ogni essere umano e (lasciatemelo ammettere) ogni buon siciliano che si rispetti: i rapporti umani, il valore della famiglia e della terra in cui si vive.

Siete italiani, siciliani, messinesi. Capirete immediatamente se vi dico che questo è il punto del sorpasso, quello decisivo e definitivo.

Washington è una città troppo diplomatica, troppo fredda (e non mi riferisco al clima), per chi ha sempre vissuto di parole scambiate in un bar, di legami interpersonali forti, di accoglienze calorose, di ospitalità e socievolezza che talvolta rischiano di risultare eccessive ma che alla fine è impossibile non apprezzare.

Washington è una città troppo ‘seria’ per chi ha sempre vissuto tra compari e commari, tra incontri che si trasformano in ‘aspetta prendiamoci un caffè’, tra palestre e parrucchieri centri per antonomasia del cuttigghiu, tra clacson utilizzati per salutare gli amici ed intercalari dialettali che ‘rendono meglio il concetto’.

Insomma, miei cari amici e compagni virtuali di viaggio, finalmente habemus vincitore: Italia 10 – Washington 9.

L’avreste mai pensato?

Diffondete il verbo, andate in pace e portate con voi questo consiglio: apprezzate sempre tutto ciò che vi circonda per quanto banale e superficiale possa apparire perché, come disse una volta un Piccolo Grande Uomo, l’essenziale è invisibile agli occhi.

1 commento:

  1. Quoto quoto quoto! Buddaci, ma con il cuore grande. Ben tornata!

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